Taralli e festa dei morti, la Sicilia tra gola e fede

Prima che arrivassero il Natale “americanizzato” e la televisione, a portare doni e dolcetti ai bambini siciliani non era Babbo Natale, bensì i cari defunti. Giocattolini e leccornie non arrivavano su una slitta volando dal freddo Polo Nord, ma direttamente dall’aldilà, un aldilà pieno di mistero e di magia, familiare, per niente terrificante. 

La notte tra il 31 ottobre ed il 1° novembre era per tutti i bambini siciliani, una notte carica di ansia, attesa e curiosità. Aspettare i doni era, per loro infatti, motivo di grande entusiasmo; ma a farli trepidare davvero era l’esatta consapevolezza che a portare quei doni sarebbero stati tutti quei morti conosciuti solamente in foto e di cui tanto avevano sentito parlare. 

Ogni primo novembre la sfida era sempre la stessa: riuscire a non dormire, per cercare di incontrare quei fantasmi a loro tanto familiari, che entravano a casa di soppiatto per nascondere i tanto attesi doni. La mattina dopo, però, era sempre una delusione e non restava altro da fare che mettersi a cercare, con frenesia, la cesta con i doni ricevuti, prima di andare al cimitero con l’abito da festa per ringraziare i cari parenti defunti dei doni che generosamente avevano portato.  

La cesta di doni era ogni anno più o meno la stessa, la riempivano piccoli giochi e tanti dolcetti. I dolci erano tradizionalmente: frutta Martorana, pupi di zucchero, taralli bianchi, bersaglieri e totò. 

L’impasto di taralli e bersaglieri era perfettamente uguale: farina, zucchero, strutto, uova, latte e ammoniaca con la glassa, fatta a quei tempi solo con acqua e zucchero, a cui si aggiungeva il cacao nei bersaglieri. La differenza tra queste due golose bontà era, quindi, tutta una questione di forma e di colore. I taralli bianchi somigliavano molto a delle ciambelle, mentre i bersaglieri avevano la stessa forma che ora hanno tutti i taralli dell’entroterra siciliano (bianchi e neri), ma di dimensioni decisamente più grandi. 

I totò invece, in linea con la mentalità dell’epoca (non si butta via niente) venivano realizzati assemblando insieme tutti gli scarti di pasticceria. Usanza questa, che è andata via via perdendosi man mano che, dal dopo guerra in poi, è aumentato il benessere delle famiglie. Oggi, i totò hanno, infatti, le stesse identiche caratteristiche dei taralli, con la differenza che al momento dell’impasto vengono arricchiti con: rum e cacao. 

La tradizione oggi è un po’ mutata, anche in conseguenza dell’introduzione di usanze provenienti dai paesi anglosassoni. Il natale da festa puramente religiosa si è trasformata nella festa dei regali portati da un anziano barbuto, Babbo Natale, così i morti hanno perso la centralità del loro ruolo. In alcune case continua la tradizione di portare dei giochini ai bambini il primo novembre, ma lo si fa, facendo venir meno il contatto con il regno dell’aldilà. Si preferisce consegnare personalmente il dono, invece di dare ai più piccoli il brivido di scoprire dove lo ha nascosto il misterioso parente venuto dal regno dei morti. La tradizione dei dolci, invece, è ancora molto sentita e i taralli con la loro consistenza soffice e pastosa, continuano ad essere dei dolci molto amati e tanto attesi nel periodo della festa e in quello immediatamente precedente.

Dal prossimo anno potrete trovare i tipici taralli dei morti dell’entroterra siciliano nel nostro shop online. Lo scopo è quello di far sentire a casa i siciliani emigrati e di far assaggiare a chi ne avesse voglia un dolce così particolare che mescola, così intensamente, una festa che sa parlare con dolcezza, contemporaneamente, di vita e di morte. 

Nel frattempo ci auguriamo che la tradizione dei morti possa essere pienamente ristabilita così come anticamente celebrata, perché era davvero un bel modo di connettere la famiglia passata con quella futura creando un legame affettivo oltre il tempo e la fisicità.