La Pasqua in Sicilia non è una festa, ma un sentimento. Lo si avverte dagli odori, dai profumi, dall’aria di primavera che trasmette una tensione profonda, dalle scocche tradizionali, appese nei balconi, che dondolano al vento, dal misterioso sentire che pervade ogni cosa. Difficile spiegare quello che succede in Sicilia durante la Settimana Santa a chi siciliano non è. E non si pensi che sia tutta una questione di fede perché, in realtà, non lo è. È più una questione di appartenenza, una tradizione che unisce le generazioni e le lega in un ricordo e in un’emozione collettivi. Ed è proprio questa sensazione comune che poi si traduce in folclore e in tradizione gastronomica, il connubio di cui vi parliamo in questo articolo.
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In Sicilia ogni festa ha il suo dolce
Come ogni festa isolana, anche la Pasqua in Sicilia, si porta appresso un bagaglio impressionante e affascinante di tradizioni culinarie e processioni secolari. È una prassi: celebrazioni religiose e cibo sono indissolubilmente legati. È come se, senza zucchero e farina, le divinità non sapessero toccare terra. È come se ogni Santo si manifestasse sull’isola attraverso un dolce, un impasto, che passando dalla gola riesce ad unire cielo e viscere.
È così che, passato il carnevale con le sue maestose e golosissime fritture, sull’isola si iniziano a respirare gli odori e le atmosfere della quaresima. Ma la Sicilia è un’isola che assomiglia ad un continente ed ogni paesino vanta delle sue uniche e irripetibili tradizioni. Noi vi parleremo delle nostre, di quelle che da oltre settant’anni custodiamo in una viuzza del centro storico di Barrafranca, il nostro paese appunto.
I dolci pasquali tradizionali in Sicilia
Fino al Martedì Grasso nel nostro forno si frigge. Sempre. A tutte le ore. A partire dal Mercoledì delle Ceneri, si smette di friggere e si inizia a infornare. I dolci pasquali, tipici di questo periodo, infatti, sono tutti da forno.
I dolci più antichi sono le nostre colombine di zucchero, fatte di acqua, zucchero e farina, con un particolare impasto. La loro caratteristica particolare è che devono essere lasciate a temperatura ambiente per un totale di 10 giorni, fino a quando la parte esterna non si solidifica. Risultano pronte per la cottura quando l’impasto assume un colore accentuatamente biancastro. Prima di essere infornate, la parte inferiore viene leggermente bagnata per permettere allo zucchero di fuoriuscire dal guscio di farina che si è creato. Un’altra versione delle colombine è quella de “i cudduredda” una sorta di pane dolce intrecciato, che rappresenta sempre la forma di una colomba che incorpora al suo interno delle uova sode.
Un altro dolce tipico del periodo pasquale è la pasta di mandorla. Inventato nel Medioevo, dalle suore del Convento della Martorana, questo dolce si è insediato come un’istituzione nella tradizione isolana e viene preferito nei periodi caldi dell’anno per la sua resistenza alle alte temperature e per il suo gusto dolce e deciso. Per saperne di più su questo dolce che ha segnato mille anni di storia siciliana, puoi leggere il nostro articolo dedicato, qui.
Infine, un dolce tipico non solo siciliano, ma anche nazionale, sono le colombe pasquali entrate a far parte delle tradizioni dell’isola a partire dal secondo dopoguerra e personalizzate dai bakery chef siciliani con l’introduzione di ingredienti tipici della tradizione isolana. Sono quattro le nostre colombe pasquali che celebrano a pieno l’isola e i suoi sapori: la nostra colomba artigianale albicocca, pasta di mandorla e cioccolato alla mandorla, la nostra colomba artigianale al limoncello, la nostra colomba artigianale al cioccolato con crema al cioccolato di Modica IGP e la nostra colomba artigianale tradizionale con canditi di veri agrumi siciliani.
Poi ne abbiamo altre due che interpretano gusti di più ampio respiro, che esaltano la bontà e la primavera, come la nostra colomba artigianale frutti di bosco e cioccolato bianco e quella pesca e cioccolato al latte. Infine, non poteva mancare all’appello, la nostra colomba artigianale al pistacchio. La più amata, che porta a tavola la frutta secca più in voga e acclamata dell’isola.
Le secolari tradizioni pasquali
Mentre noi siamo al forno a impastare, infornare e sfornare, riempiendo le strade del centro storico di profumi, tutta la cittadinanza è in fermento per le sue tradizioni secolari che si manifestano con forza durante la Settimana Santa che si apre con la Domenica delle Palme.
La Domenica delle Palme
Durante la Domenica delle Palme, palme intrecciate e ramoscelli di ulivo vengono portati in Chiesa per la consueta benedizione, che segna l’inizio di una settimana intensa e molto emozionante.
Il Martedì Santo
Il martedì Santo vi è il consueto appuntamento in Chiesa Madre per il concerto del Corpo Bandistico della Città che intona le musiche tradizionali della Settimana Santa, che vengono cantate appassionatamente dai fedeli insieme a quello che è per ogni barrese il canto devozionale più amato di tutti, il canto dedicato al Santissimo Crocifisso di Barrafranca, scritto dal Maestro Salvatore Rizzo. Il concerto è un evento particolarmente sentito, che prepara l’atmosfera del Mercoledì Santo e della sua bellissima Vasacra.
Ma prima del concerto, per le vie del quartiere storico Grazia, nel circondario della Chiesa Maria SS. delle Grazie, si svolge un’altra suggestiva e toccante processione, quella dei sette dolori. La folla in processione, armata di fiaccole, nel completo silenzio, fa il giro di 7 altari vestiti a lutto. A guidare il corteo svettano 7 scocche nere tradizionali, simbolo di lutto, che fermandosi ad ogni altare permettono ai fedeli di udire tutto il percorso doloroso e umano che affligge Maria nella perdita del figlio.
Il Mercoledì Santo
Il Mercoledì Santo prende vita “A Vasacra” una meravigliosa rappresentazione vivente, a cura dell’Ass. Arcobaleno, degli ultimi momenti della vita di Gesù, dall’ultima cena fino alla resurrezione dal sepolcro. È così che il paese si trasforma in un set a cielo aperto e una parte della cittadinanza recita e veste i panni dei personaggi biblici. La rappresentazione è accompagnata dai bellissimi versi scritti in vernacolo dialettale dal Prof. Carmelo Orofino e da Don Sandro Bernunzo, di una forza poetica e di una bellezza senza pari.
Il Giovedì Santo
Giovedì è il giorno dei sepolcri e della Via Crucis a cielo aperto. Dopo cena i barresi escono dalle loro case per recarsi in tutte le Chiese ad ammirare i sepolcri, che rappresentano simbolicamente la tomba di Gesù e poi aspettano la mezzanotte per prendere parte alla Via Crucis cittadina, che partendo dalla Chiesa Madre ripercorre la tradizionale via dei Santi. È così che nel cuore della notte, per i vicoli e le stradine si sentono rimbombare canti e preghiere e anche dei particolarissimi lamenti che recitano antiche e dolorose cantilene. Sentirli è davvero emozionante.
Alla fine della Via Crucis in Chiesa Madre avviene l’attesissimo disvelamento del Crocifisso, a cui prende parte un’intera comunità, visibilmente emozionata, al grido di “Ie a’mmisiricordia” (a Misericordia). L’intera processione termina nelle tarde ore del mattino, ma il tempo per riposarsi è davvero poco, perché alle ore 10:00 ci sarà l’uscita dalla Chiesa della Divina Grazia di Maria Addolorata.
Il Venerdì Santo
Il fulcro devozionale della Settimana Santa barrese si concentra tutto il Venerdì Santo, una giornata molto intensa ed emozionante, la cui atmosfera non può essere spiegata, ma può solo essere vissuta e condivisa. Il Venerdì Santo si apre con l’uscita della Madonna Addolorata alle ore 10:00 dalla Chiesa della Divina Grazia, accompagnata dall’Apostolo Giovanni, un santone di carta pesta alto 3 metri, dalla bellezza impressionante. L’Addolorata, tutta vestita in nero, con un pugnale conficcato nel petto, viene portata in spalla dalle donne della Confraternita della Santissima Addolorata, che sono tradizionalmente vestite con pantalone nero, maglioncino bianco e foulard nero sopra le spalle.
Maria Addolorata percorre la Via dei Santi accompagnata dal suono funebre della banda, mentre i fedeli si recano in Chiesa Madre per portare in dono, per grazia ricevuta o da ricevere, le “scocche devozionali” che andranno ad ornare il Crocifisso, chiamato dai barresi “U trunu”. Il pomeriggio si svolge tutto nella preparazione e nell’attesa dell’uscita del Santissimo Crocifisso, che dopo la Santa Messa, alle ore 20:00 viene portato fuori dal portone principale della Chiesa Madre tra i canti, gli applausi e le lacrime dei fedeli.
La processione è veramente suggestiva. Ci sono centinaia di uomini che portano in spalla, in modo molto disordinato, attraverso due grandi travi di legno (le baiarde), il Crocifisso che è posto su due sfere, una prima più piccola che rappresenta il mondo con i cinque continenti e una più grande, dove viene inserito il Crocifisso vestito di oro devozionale e ornato delle tradizionali scocche colorate. “U trunu” viene portato in processione per la via dei Santi insieme alla Madonna Addolorata, a “U Signuri di l’Urna” (ovvero la salma di Cristo morto in una teca di vetro) e al Corpo Bandistico della Città. Conclusa la via dei Santi, il Crocifisso viene riportato in Chiesa, dove i fedeli attendono la predica del Parroco che affacciandosi dai locali della Chiesa in Via Umberto, mostra il Santissimo Crocifisso e chiude la passione del venerdì.
La Domenica di Pasqua
La Domenica di Pasqua ha inizio a mezzanotte con la tradizionale Messa di Risurrezione, a cui la comunità barrese partecipa numerosa. Segue ad ora di pranzo una bellissima rappresentazione dell’incontro tra Gesù Risorto, la Madonna e i 12 apostoli detta “a Giunta”, in Piazza Fratelli Messina. La particolarità della festa è data dagli apostoli, che sono degli alti santoni, in legno e cartapesta, che raggiungono fino ai 3 metri di altezza e che vengono retti dall’interno dai portatori.
La manifestazione inizia con San Pietro che corre per tutta la piazza cercando Gesù. Trovato Gesù vivo e risorto, il santone corre ad avvisare Maria, ancora avvolta dal suo mantello nero. Maria non fidandosi delle parole di Pietro, manda gli altri apostoli a verificare, così che dopo la conferma di San Tommaso che “se non vede non crede”, anche le statue della Madonna e di Gesù finalmente si incontrano. L’attesa dell’incontro viene ricreata dal suono del “tamburrino”, e così una volta che la Vergine Maria ha appurato che suo figlio è vivo e risorto, si spoglia del mantello nero e sfoggia una splendida veste bianca con ricami in oro. Il suono della banda accompagna il festoso abbraccio tra madre e figlio e verso le ore 14:00 la processione può dirsi conclusa. Dopo la messa serale, Gesù Risorto, la Madonna e gli Apostoli percorrono la Via dei Santi in processione per chiudere definitivamente i festeggiamenti della Settimana Santa.
Abbiamo voluto dare brevemente quello che è un assaggio delle tradizioni a cui siamo legatissimi da tutta la vita e che caratterizzano la nostra cittadina. A chi non è mai venuto a Barrafranca, consigliamo di venirci a trovare, la Settimana Santa sarebbe un’occasione perfetta, perché vale veramente la pena vederla e viverla. Ai nostri concittadini chiediamo scusa se abbiamo descritto brevemente, senza particolari storici le nostre tradizioni e se abbiamo dimenticato qualcosa.
Come sempre, viva le tradizioni e viva il buon cibo che unisce cielo e terra passando per la gola.
Buona Pasqua e gustatevi le nostre colombe artigianali!